Scienze sociali: la ricerca di una scientificità impossibile?
La nascita della scienza moderna: l'applicazione della matematica alla natura
Critica ai presupposti delle scienze sociali
- Quelle discipline che non si curano di applicare la matematica al proprio ambito ma che ritengono che la scientificità venga loro conferita dalla presenza di una cospicua letteratura, da numerose teorie e in generale dalla rigorosità di argomentazioni messe al vaglio da altri esperti del settore (la celeberrima peer review). Se poi ogni tanto possono usufruire del contributo di altre scienze, così da poter agitare in bella vista qualche numero a suffragare le loro argomentazioni, ancora meglio.
- Quelle discipline che, oltre a disporre anch’esse di una folta letteratura alle spalle, pretendono di sfruttare la matematica per misurare dei concetti e dei costrutti, convinti che la misurazione conferisca di per sé scientificità alla disciplina.
- Infine abbiamo il caso specifico dell’economia [7], che è un ibrido. In questo caso la matematica è coerentemente applicata, ma a differenza delle scienze della natura, qui la variazione non dipende da proprietà di un corpo inanimato e, perciò, perfettamente misurabile e calcolabile. Essa invece dipende dall’uomo il quale, essendo dotato di coscienza e intenzionalità, e non rispondendo al semplice principio di azione e reazione, difficilmente può essere previsto. Per cui l’economia è capace di misurare lo status quo, il corpo immobile, ma è molto meno capace di fare previsioni poiché le variabili in gioco dipendono da un soggetto poco prevedibile.
Superare il complesso di inferiorità
[1] A. Koyré, Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione, Einaudi, Torino, 1967, tratto da: Etudes d’histoire de la pensée philosophique, Armand Colin, 1961, p. 90.
[2] Ivi., 65.
[3] Ivi., 91.
[4] Cfr., Th. Beck, Beiträge zur geschichte des Maschinenbaus, Berlin, 1900.
[5] A. Koyré, op. cit., p. 95.
[6] G. Galilei, Il Saggiatore, in Le Opere, Edizione nazionale, Firenze, G. Barbera, 1896, vol. VI, p. 33.
[7] La questione dell’economia è un caso a sé stante che meriterebbe di essere trattato separatamente. In essa, infatti, l’oggetto di studio non è qualcosa di totalmente astratto ed opinabile (come un costrutto), ma nemmeno qualcosa perfettamente ed inconfutabilmente misurabile e calcolabile come un oggetto empirico. Il suo oggetto è Il denaro, che rappresenta la concretizzazione di un concetto astratto (lo scambio), che si riversa nella realtà di un oggetto empirico (la moneta) di valore astratto (il prezzo). Attorno a questi concetti ruotano tutti gli altri: PIL, produttività, l’inflazione, disoccupazione ecc. Indicatori ben definiti e quindi misurabili, ma sulla base dei quali fare previsioni, per quanto necessario, diventa assai complicato, visto che il loro variare non dipende da caratteristiche intrinseche ad un oggetto determinato, ma dall’uomo, le cui azioni determinano la variazione.